DAL BANCO DI SCUOLA ALLA SCRIVANIA DA MANAGER: UNA RIFLESSIONE SULLA FORMAZIONE DELLE COMPETENZE

Il 58° Rapporto Censis 2024  sulla scuola italiana ha aperto un dibattito importante non solo sull’istruzione, ma anche sulle implicazioni di lungo termine per il mondo del lavoro. Definire la scuola una “fabbrica degli ignoranti”, come riportato dall’istituto di ricerca, è un giudizio forte, supportato però da dati che evidenziano gravi lacune negli apprendimenti di base. Questi “profondi buchi di conoscenza”, secondo il Censis, possono rendere le future generazioni di lavoratori meno preparate e più vulnerabili.

 

DALLA SCUOLA AL MONDO DEL LAVORO: QUALI CONSEGUENZE?

I dati riportati dal Censis sono allarmanti: il 43,5% degli studenti all’ultimo anno di scuola superiore non raggiunge i traguardi minimi di apprendimento in italiano, mentre in matematica questa percentuale sale al 47,5%. Negli istituti professionali i numeri sono ancora più critici, superando l’80%. Queste lacune non si fermano sui banchi di scuola, ma accompagnano i giovani quando entrano nel mondo del lavoro, influenzando la qualità delle competenze che portano con sé.

 

In un contesto aziendale, le competenze di base, come la capacità di comprendere e comunicare chiaramente o quella di risolvere problemi complessi, sono fondamentali. Quando queste competenze mancano, le aziende devono spesso sopperire con formazione interna, a volte tardiva e non sempre efficace. Il rischio è che il divario iniziale si traduca in difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi organizzativi e nella capacità di innovare.

 

QUALITÀ DEL MANAGEMENT: UNA SFIDA PER IL FUTURO

Un altro punto di riflessione è il collegamento tra formazione scolastica e leadership aziendale. Un sistema educativo che non garantisce conoscenze di base solide rischia di influenzare negativamente anche la futura classe dirigente. I manager non sono solo decisori strategici, ma anche guide, motivatori e innovatori. Per ricoprire questi ruoli in modo efficace, devono possedere competenze trasversali come il pensiero critico, la gestione delle relazioni e una visione d’insieme.

 

Lacune formative a livello scolastico possono ripercuotersi nella capacità di un manager di prendere decisioni informate e di comunicare efficacemente. Questo sottolinea l’importanza di considerare la formazione come un investimento continuo, sia nella scuola che nel contesto lavorativo.

 

COME IL MONDO AZIENDALE PUÒ CONTRIBUIRE

Le aziende possono giocare un ruolo chiave nel colmare queste lacune, non limitandosi a identificare le competenze mancanti, ma contribuendo attivamente alla loro costruzione. Ecco alcune strategie:

 

Investire nella formazione continua: programmi di sviluppo per dipendenti e manager possono compensare eventuali mancanze educative, preparando le persone a ruoli di responsabilità.

 

Promuovere partnership scuola-azienda: collaborazioni con istituti scolastici e università possono aiutare a orientare i giovani verso competenze richieste dal mercato.

 

Valorizzare le soft skills: le capacità comunicative, relazionali e di leadership devono essere coltivate insieme alle competenze tecniche, attraverso workshop e coaching mirati.

 

Sostenere la cultura del merito e della conoscenza: creare ambienti aziendali che incentivano la curiosità, la formazione e l’aggiornamento continuo.

 

CONCLUSIONI

Il rapporto del Censis non è solo una fotografia dello stato della scuola italiana, ma anche un invito a riflettere sull’importanza di una formazione di qualità per il futuro del lavoro e della leadership aziendale. Le aziende hanno l’opportunità di intervenire come attori protagonisti, contribuendo a formare lavoratori e manager più preparati e competenti.

Per costruire un domani migliore, è essenziale un impegno condiviso: scuola, istituzioni e imprese devono collaborare per garantire che il sapere, le competenze e i valori siano i pilastri su cui fondare una società capace di affrontare le sfide, piccole e grandi, di ogni giorno.

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